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Peter a Stoccolma

25 Ott

Quando Peter arrivò a Stoccolma sembra una storia così banale

Come se non ci si stupisse più nel vedere qualcuno partire

E partire è così scontato come i regali di natale

Ma quelli restano in ombra mentre un viaggio ti fa cambiare.

Contare il tempo con i sospiri, dimenticarsi di tutti gl’ieri

Freddo dentro, freddo fuori e poi un rincorrer di pensieri:

“Perché non ci siamo estinti come i dinosauri?

Come i telefoni a gettoni, come i floppy, come i puzzle, come le conversazioni?”

Ritrovarsi da canali, ricordi di domani, unghie sulla schiena, senti come trema

Poi guardare l’orizzonte, raccogliersi, cercarsi, abbracci.

“E poi da dove si potrebbe cominciare? Tornare?

Raccoglieremo le piume che cadono per strada, le incolleremo alle braccia

ed impareremo a volare, per trovare poi un modo, per non scendere più.”

Mi manchi tanto, gli alberghi ad ore, domani è tardi per non rallentare

Il solito vociare, le notti in centro, gli occhi rotti, amore.

“Potremo cominciare da un bacio? da una luce spenta? da un abbraccio?

O da un quaderno? Da un ricordo? da un viaggio? perché c’è sempre un viaggio?

Potremo tornare, potremo stringerci di più, resistere alla corrente,

crescere, costruirci, su di noi, come avevamo cominciato.

E poi non facciamo altro che credere nel momentaneo?

E domani, chi consolerà domani?”

Quando Peter arrivò a Stoccolma nemmeno ci voleva arrivare

Ma poi arrivò il giorno e poi un altro e un altro ancora

In un istante come si aprisse un sipario davanti al mare

Il vento leggero, intorno silenzio, respirava, stava bene.

(Nico)